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Strage di Erba, spuntano alcune intercettazioni «fantasma» sul superteste

Mercoledì, 20 aprile 2011 • Categoria: Intercettazioni
La parola fine sulla strage di Erba sembra non dover arrivare mai. In attesa della sentenza della Cassazione sulla condanna all'ergastolo per Olindo Romano e Rosa Bazzi, prevista per il prossimo 3 maggio, continuano a sbucare altri pezzi mancanti, per un puzzle che ormai è sempre più difficile ricomporre. Sul settimanale «Oggi» Edoardo Montolli, (autore di «Il grande abbaglio» e «L'enigma di Erba», e di recente del libro-inchiesta multimediale sulla strage pubblicato su www.oggi.it) ha «scoperto» alcune intercettazioni - stranamente considerate «non utili» dai carabinieri - fatte nella stanza d'ospedale di Mario Frigerio, il supertestimone che riconobbe in Olindo il suo aggressore dopo aver prima identificato un aggressore con «la carnagione olivastra, mai visto prima».
«Mancano i suoi ricordi, il suo cervello piano piano ricorderà». Sono queste le parole dell'avvocato Manuel Gabrielli rivolge al suo assistito Frigerio il 26 dicembre 2006. È un momento chiave, visto che solo una manciata di minuti prima il superstite della strage di Erba aveva riconosciuto il suo aggressore in Olindo Romano, davanti ai pm. «In particolare - scrive Montolli sul numero in edicola mercoledì - il legale tentò di tranquillizzare il suo assistito dicendogli "vedrà che le cose si sistemano" e chiedendogli: «Ma pian piano si stan schiarendo i suoi ricordi oppure?...». E al filo di voce del teste, Gabrielli, che forse ignorava il riconoscimento di Frigerio di qualche minuto prima ma a cui evidentemente Frigerio non disse di aver fatto il nome di Olindo, rispose che il dottore, magari, «può aiutare... di sviluppare un po' i ricordi».

Microspie

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Anche rifiuti radioattivi nel giallo delle microspie alla Regione Lazio

Domenica, 17 aprile 2011 • Categoria: Attualità
La procura di Velletri indaga sul ciclo smaltimento e intercetta i funzionari. Allarme a Colleferro: rinvenuti
nel grande inceneritore scarti tossici e pericolosi



ROMA - Tra cimici ufficiali, sistemate su mandato dell’autorità giudiziaria, e quelle ufficiose, nascoste chissà da chi, spunta anche materiale radioattivo - e una mancata denuncia sul suo rinvenimento - nel caso delle microspie piazzate negli uffici della Regione dalla procura di Velletri che indaga su reati commessi nello smaltimento dei rifiuti. Succede a Colleferro e qui, nell’impianto di termovalorizzazione gestito dal consorzio Gaia, i carabinieri del Noe di Roma - sezione inquinamento da sostanze radioattive - hanno trovato materiale tossico, proveniente da lavorazioni industriali per le quali sarebbe stato necessario un trattamento speciale.

LE IPOTESI DEL PM DI VELLETRI - Che invece non c’è stato. Per questo i residui pericolosi sono finiti in mezzo alla spazzatura comune. E’ uno dei rivoli dell’inchiesta più consistente in mano al pm Giuseppe Travaglini che sta indagando sulle irregolarità commesse nello smaltimento dei rifiuti ai Castelli. Si va da sentieri preferenziali nelle procedure che autorizzano la raccolta a tariffe che sembrano favorire gli operatori privati a scapito dei comuni.

IL CONTENZIOSO GAIA/CERRONI - Tutto sarebbe partito dal contenzioso tra la società che gestisce la discarica di Albano (per estensione una tra le maggiori nel Lazio, dopo quelle di Malagrotta e Borgo Montello) e il commissario straordinario di Gaia, Andrea Lolli. A settembre un controllo dell’Arpa e dei carabinieri del Noe ha rivelato che il sito dei Castelli è sostanzialmente esaurito. Insomma non poteva raccogliere altri rifiuti (addirittura a partire dal 2009 per quel che riguarda uno dei sette invasi che lo compongono).



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L'Italia degli spioni, le microspie dalla Polverini: spunta il giallo su una società di Claudio Lotito

Mercoledì, 13 aprile 2011 • Categoria: Intercettazioni

Microspie e veleni, il giallo del pezzo di carta che scotta. Trattasi di un documento lungo una pagina stilato dai sindacati dei vigilantes appartenenti a Cgil Cisl e Uil, ora in possesso della Digos incaricata di fare luce sulle microspie nell’ufficio del presidente della Regione Lazio, Renata Polverini. L’esposto inviato per conoscenza anche alla Governatrice (la data è quella dell’8 marzo) dà conto di relazione di servizio redatta da alcuni vigilantes della società Roma Union Security, di cui Claudio Lotito patron della Lazio è socio di minoranza, che sovrintende la sicurezza del palazzo regionale in via Cristoforo Colombo a Roma.

Un documento che racconta di strane intrusioni notturne, di prelievi di chiavi dell’ufficio della Polverini, di ritorsioni nei confronti di chi non ha tenuto la bocca chiusa. Una relazione da prendere con le pinze, anche perché Lotito, rintracciato in tarda serata dal Giornale, lo definisce pieno «di inesattezze e falsità», scritto da qualcuno che «rischia seriamente di essere denunciato per calunnia perché arriva a trarre conclusioni senza sapere le cose come stanno». E come stanno le cose, Lotito lo dice subito dopo: «Io non dovrei neanche parlare perché dovrebbero parlare il presidente e l’amministratore. Comunque le cose stanno in questo modo: la società ha operato senza commettere alcun reato. E’ tutto regolare, re-go-la-re, regolarissimo. Se dico così è perché so quel che dico. Piuttosto bisogna chiedersi perché qualcuno è arrivato a scrivere certe cose.

Microspie audio

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Microspie in ufficio Polverini

Lunedì, 11 aprile 2011 • Categoria: Intercettazioni

Roma, 11 apr (Il Velino) - Microfoni, telecamere miniaturizzate, trasmettitori ed antenne: questo è quanto è stato trovato all’interno degli uffici della Regione Lazio durante dei controlli mirati effettuati nel weekend. A rivelarlo durante una conferenza stampa convocata nel suo ufficio di via Cristoforo Colombo, il presidente Renata Polverini, che ha raccontato come si è arrivati alla loro scoperta. “Ho ricevuto domenica sera molto tardi una telefonata dopo essere rientrata da Verona dove ho visitato il VinItaly. Mi è stato detto che era stata trovata una microspia nel mio ufficio". “Già appena insediata - ricorda il governatore laziale - io e il mio staff ci siamo resi conto che ci fosse la possibilità di informarsi sull’attività della Regione. In particolare sui decreti che io sottoscrivo in qualità di commissario ad acta sulla Sanità e che molto spesso vengono perfezionati, magari fino a notte tarda, nelle stanze dell’assessorato. La mattina dopo tutti lo sapevano prima ancora che io potessi informare la mia giunta". "Poi ho visto molte persone, con volti nuovi, che si aggiravano nei palazzi della Regione”. Fin da febbraio gli uffici hanno iniziato una serie di controlli. “Un primo risultato è che circa 600 badge erano stati assegnati a persone a noi sconosciute e che avevano libero accesso essendo privi di nominativo”. Da qui è stato emanato un primo ordine di servizio.
“Poi – ha proseguito Polverini - abbiamo messo sotto osservazione l’accesso all’intranet della Regione. Mi sembrava che questo sistema fosse troppo lento. Da lì abbiamo riscontrato 1.200 password in più di quelli che sono gli accessi autorizzati al sistema. Quindi è evidente che molti, prima di noi, avevano accesso ai decreti. Successivamente a queste intrusioni e ai 600 badge gli uffici hanno ritenuto di effettuare una bonifica degli uffici.


Microspia ad alta potenza

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Bossi e le cimici: perché non ha denunciato lo spionaggio?

Mercoledì, 5 gennaio 2011 • Categoria: Intercettazioni

La Procura di Roma ha aperto un'inchiesta in seguito alle dichiarazioni rilasciate dal leader della Lega Nord Umberto Bossi, che ha raccontato di aver trovato, un paio di mesi fa, delle "cimini" sia nel suo ufficio presso il Dicastero delle Riforme sia nella sua abitazione romana. Qualcuno, quindi, stava spiando il Senatur e gli inquirenti non solo vogliono capire chi ne aveva l'interesse ma anche perché Bossi non ha denunciato il fatto appena ne sarebbe venuto a conoscenza. Umberto Bossi spiega che a sospettare per prima della presenza di "cimici" fu la sua segretaria Nicoletta, perché "c'era gente che sapeva le sue cose" spiega il leader del Carroccio. "Nel dubbio abbiamo fatto fare una bonifica - spiega - Nel mio ufficio ne hanno trovata una vicino al tavolo nella presa di corrente, un'altra sul frigorifero". Nella sua abitazione presso Porta Pia, invece, "ne hanno trovate un bel po' dove ci sono i bocchettoni dell'aria calda" racconta.

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Bossi: nessuna traccia di microspie

Martedì, 4 gennaio 2011 • Categoria: Intercettazioni

Giorno 3 gennaio la Procura di Roma ha avviato un’inchiesta in seguito alle recenti dichiarazioni di Umberto Bossi, leader del Carroccio, circa il ritrovamento di alcune microspie nella sua abitazione di Roma e nel suo ufficio, fatto inammissibile.Ad allermare il Senatùr erano stati i sospetti di una persona molto vicina a lui che aveva notato come fatti, dati ed informazioni fossero a conoscenza di troppe persone, una vera e propria fuga di notizie che politici e personaggi influenti vicini al leader hanno giudicato davvero pericolosa.

A quel punto Bossi ha deciso di avvisare il Ministro degli Interni Roberto Maroni e di incaricare una ditta privata per effettuare i primi e dovuti controlli, necessari per riuscire a scovre eventuali microspie e cimici. I primi risultati delle ricerche sono negativi: non viene trovato nulla.Dopo la ditta privata interviene così anche la polizia scientifica, ma il risultato è lo stesso: nulla. Nonostante i controlli accurati, neanche l’ombra di cimici. La deduzione più ovvia degli investigatori è che se qualcuno le avesse messe, doveva essere una persona vicina a Bossi, in grado cioè di saper dei controlli in arrivo e quindi di togliere le microspie.

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Bossi: "Cimici in casa e in ufficio a Roma"

Lunedì, 3 gennaio 2011 • Categoria: Intercettazioni

Delle "cimici" sono state trovate un paio di mesi fa nell'ufficio di Umberto Bossi al ministero delle Riforme e nella sua abitazione romana, nella zona di Porta Pia. E' stato lui stesso a raccontarlo chiacchierando con i giornalisti nella notte a Ponte di Legno. Parole che hanno provocato l'apertura di un fascicolo d'inchiesta da parte della Procura di Roma.

Bossi ha detto che la sua segretaria al ministero si è insospettita perché - ha spiegato - "troppa gente sapeva quello che avevo detto solo a lei". Così sono stati fatti dei controlli "e hanno trovato una cimice nel mio ufficio al ministero e diverse nella mia casa di Roma". Non le hanno trovate a Varese, però. "Lì - ha commentato sorridendo - ho fucile da caccia e rivoltella". Il tutto è successo "un paio di mesi fa", ha precisato il ministro che ha detto di non avere idea dei responsabili. "Come si fa a sapere chi sono? - ha osservato - Sono scemi sì, ma non del tutto. Abbiamo chiamato un privato per la bonifica. Non volevo far casino, tanto un'inchiesta non trova niente. Io non volevo entrare nel casino. Sono uno che tende a minimizzare". Il segretario della Lega ha comunque avvisato il ministro dell'Interno Roberto Maroni "che ha mandato un po' di suoi uomini".

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Wojtyla spiato, anche il cardinale Casaroli trovò una microspia in una statua

Giovedì, 30 dicembre 2010 • Categoria: Spionaggio

Giovanni Paolo II, a quanto ricordano all'Adnkronos autorevoli fonti vaticane, non fu il solo a essere spiato e controllato. Il cardinale Agostino Casaroli, segretario di Stato Vaticano dal 1979 al 1990, durante il pontificato di Wojtyla, sembra fosse intercettato dal Kgb per tutti gli anni ottanta. Casaroli, raccontano le stesse fonti, aveva nella sala da pranzo del suo appartamento una piccola statua della Madonna di Fatima. Una mattina, una suora in servizio nell'appartamento, urtò la statua che cadde a terra e rivelò la presenza di una microspia.Nel 1990 il Cesis, l'allora comitato di coordinamento tra i nostri servizi, avvisò con un appunto il presidente del Consiglio Andreotti dell'esistenza di un piano che prevedeva, tra l'altro, anche un'attività di 'ascolto' tramite microspie, collocate nell'abitazione del Segretario di Stato vaticano, da parte di una cittadina cecoslovacca, Irina Trollerova, sposata con un nipote dell'alto prelato. L'appunto del Cesis è riportato nella sentenza ordinanza del giudice Rosario Priore sull'attentato al Papa del maggio del 1981.

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INTERCETTAZIONI, ADDIO APPALTI: PROCURA COMPRA SOFTWARE, RISPARMI PER 20MLN

Martedì, 28 dicembre 2010 • Categoria: Intercettazioni

Nuovo software per le intercettazioni della Procura, un software di cui la stessa Procura è proprietaria e gestore, evitando così di subappaltare a ditte esterne. Un notevole risparmio economico con una maggiore tutela della riservatezza dei dati e delle inchieste, visto che gli unici che vi hanno accesso sono l'autorità giudiziaria e gli investigatori. Il nuovo "sistema tecnologico proprietario" è attivo dall'otto dicembre scorso con un nuovo Centro intercettazioni comunicazioni elettroniche (Cice) si inserisce, secondo quanto si legge in una nota diffusa da piazzale Clodio, nell'ambito di un'iniziativa che ha visto la Procura "nominata dal ministero della Giustizia polo pilota per la sperimentazione dei sistemi di intercettazione" e attua l'obiettivo "prefissato dal 18 giugno 2002 di assicurare la riservatezza delle operazioni spettanti per legge alla sola autorità giudiziaria, con l'esclusione di apparecchiature di soggetti terzi e dei relativi costi". In particolare questa novità, "finanziata dal Ministero della Giustizia ha determinato il risparmio dei costi di noleggio (delle apparecchiature) ammontanti annualmente per la sola Procura di Roma a milione e 825 mila euro; il sensibile aumento della efficienza ed affidabilità sia sotto l'aspetto della qualità e sicurezza dei dati acquisiti, sia sotto quello del supporto all'attività investigativa; l'adeguamento de sistemi di captazione e registrazione dei dati di intercettazione a quanto previsto dall'articolo 96 del decreto legislativo 259 del primo agosto 2003 (codice delle comunicazioni elettroniche) e la possibilità do applicazione dei protocolli Etsi stabiliti a livello internazionale per la ricezione delle comunicazioni elettroniche: la possibilità di estensione a tutti gli uffici giudiziari, per il tramite del Ministero della Giustizia, con conseguente abbattimento della spesa di giustizia relativa alle intercettazioni quantificabile mediamente in 200 milioni di euro annuali, risorse destinabili alla informatizzazione del processo per conseguire l'obbiettivo di un più efficiente e tempestivo servizio giustizia".

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Trovate microspie nella stanza del sindaco di Policoro

Venerdì, 17 settembre 2010 • Categoria: Intercettazioni

FONTE: Basilicatanet: Nell’ufficio del sindaco di Policoro, Nicola Lopatriello, sono state trovate delle microspie audio mercoledì 15. Ad accorgersene è stato lo stesso primo cittadino: “Per motivi di salute - racconta - sono stato fuori due mesi anche se venivo in Comune almeno una volta a settimana per monitorare l’attività amministrativa. Poi agli inizi di settembre sono ritornato in pianta stabile in Municipio e mi sono accorto che c’erano delle interferenze nell’impianto di video-sorveglianza di alcuni punti sensibili come il PalaErcole. Inoltre quando ho inserito la spina del mio Pc portatile nella presa elettrica mi sono reso conto che non funzionava. Così dopo un controllo fatto effettuare dai tecnici c’è stata la sorpresa di una cimice all’interno della presa. A questo punto abbiamo controllato anche la seconda presa della mia stanza al secondo piano del Palazzo di città e anche lì era posizionata una seconda microspia. In tutto ne abbiamo trovate cinque, le altre tre sono ancora nelle stanze di alcuni dirigenti.

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Investigazioni private e violazione della privacy a giudizio detective, poliziotti e clienti

Mercoledì, 21 luglio 2010 • Categoria: Investigazioni Private

Tutto partì da un automobilista che portò la sua vettura da un elettrauto perché la batteria si scaricava troppo rapidamente. Il tecnico accertò che la batteria alimentava anche una microspia. Da qui le indagini e il coinvolgimento di persone legate all'agenzia 'Professional detective', all"Ags investigazione e sicurezza' all"Alfa security', alla 'AA Romapol' e altri. Diversi i casi presi in esame dagli investigatori e anche il ricatto tentato a carico di una donna ripresa più volte fotograficamente per screditarla. Sono state rinviate a giudizio dal gup di Roma, Giovanni De Donato, 20 persone coinvolte nello scandalo su una serie di indagini illegali compiute da agenzie di investigazione private della capitale con la complicità di poliziotti e funzionari dell'Agenzia delle entrate. Il processo inizierà il primo dicembre prossimo davanti ai giudici della decima sezione penale del tribunale di Roma. Per gli altri indagati che hanno deciso di sottoporsi a riti alternativi il gup deciderà il 28 settembre.

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Come è fatta una microspia

Martedì, 13 luglio 2010 • Categoria: Intercettazioni

Al giorno d’oggi si parla sempre più spesso di microspie, a seguito di alcune attività di intercettazioni riportate dai mezzi di comunicazione di massa, ovvero i mass-media. A volte le microspie sono grandiosi strumenti che portano alla risoluzione numerosi successi investigativi, altre volte invece sono una sorta di maledizione per la privacy o comunque mezzi impiegati per scopi non corretti. L'elemento che attrae l’attenzione di chi osserva una cimice è in genere l'antenna; essa può essere a forma di spirale, circolare, avvolta, rigida, flessibile, lunga, corta, talvolta con forme molto strane e particolari.

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Intercettazioni, la maggioranza apre a nuove modifiche

Sabato, 10 luglio 2010 • Categoria: Intercettazioni

Che il governo si stesse lentamente ma inesorabilmente aprendo ad alcune modifiche sostanziali del contestatissimo ddl intercettazioni, si era già intuito giovedi scorso; con la presidente della Commissione Giustizia alla Camera, Giulia Bongiorno, decisa a rimandare di un giorno (da lunedì a martedì prossimo) il termine per presentare gli emendamenti al testo di legge. La richiesta, come noto, era stata tra l'altro presentata proprio da un membro del centrodestra, ovvero dal capogruppo del Pdl in Commissione Enrico Costa, il quale, per l'occasione, aveva appunto domandato un giorno in più per poter esaminare al meglio l'intricata e delicata questione.
Come si legge anche su "Corriere della Sera", dunque, l'esecutivo ha previsto dei cambiamenti su tutti e tre gli elementi più criticati: in primis sembra difatti che saranno assicurate delle congrue proroghe dei termini alle intercettazioni; poi ci sarà un allargamento delle intercettazioni ambientali (anche riguardo ai luoghi dove si potranno effettuare) ed un abbassamento sensibile delle sanzioni pecuniarie per gli editori che permettono la diffusione di pubblicazioni vietate.

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Spiati. Perché?

Giovedì, 24 giugno 2010 • Categoria: Intercettazioni

Il "sospetto di polizia"

La recente recrudescenza di lotte sociali nell'occidente ha portato ad un'acutizzazione in senso repressivo dell'operato delle forze di polizia.
In seguito a questo processo sociale, e collateralmente alla promulgazione di leggi di tutela del "diritto alla privacy", si è avviata da qualche anno una nuova tecnica di investigazione, che potremmo definire del "sospetto globale". Tendenzialmente ogni antagonista, comunista, anarchico o semplice hacker di provincia viene pedinato con molti strumenti di controllo personale al fine di costruire un mirabile castello di sospetti pronti per l'uso. La raccolta di informazioni avviene, oltre al tradizionale pedinamento personale, grazie ad intercettazioni:

-Del traffico telefonico
-Del traffico informatico
-Ambientali

Questi tre strumenti complementari costituiscono i principali record di un database europeo la cui portata è chiarita dalle recenti rivelazioni di un ex carabiniere toscano; migliaia e migliaia di files testuali e vocali memorizzati su centinaia di migliaia di italiani "sospetti" di collusioni morali o materiali con ambienti estremistici. Questi i numeri della schedatura generalizzata. Il "sospetto di polizia", antico istituto pre-napoleonico non è indice di colpevolezza "probabile" ma indice di "possibile" dedizione al reato, al misfatto, "possibile" minaccia all'assetto sociale. Il "sospetto di polizia", creatura mostruosa di questa società, porta con sé quel bagaglio di intimidazioni e strumenti di controllo sociale più ampio e meno "apparente" del carcere (circolazione di notizie tra conoscenti, articoli sui giornali locali, contatti informali con amici e parenti del sospetto, minacce vere e proprie, etc) che costituiscono le premesse per ulteriori riduzioni del pur generico "diritto al pensiero".

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Peephole Viewer, la sicurezza in uno spioncino digitale

Martedì, 22 giugno 2010 • Categoria: Video Sorveglianza

In questo mondo dove la delinquenza fatta di rapine in casa e microcriminalità di ogni genere è più diffusa che mai, è meglio cercare in tutti i modi di mettersi al sicuro da eventuali brutte sorprese, soprattutto all'interno della propria abitazione.Peephole Viewer della ditta Brinno è uno spioncino digitale con schermo LCD, pensato per sostituire il classico spioncino sulla porta di ingresso e migliorarne notevolmente le funzionalità. Invece di avere un'immagien di bassa qualità, come quella offerta dalle lenti grandangolari degli spioncini tradizionali, Peephole Viewer utilizza un sensore CMOS da 1.3 Mega Pixel collegato ad un display LCD, offendo così un'immagine chiara e soprattutto ben visibile di chi sta dall'altra parte della posta di ingresso.Il funzionamento è semplicissimo, basta premere un pulsante per attivare lo spioncino, che si spengerà automaticamente dopo 10 secondi per non consumare inutilmente le batterie.

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