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Le regole dello spionaggio internazionale

Venerdì, 17 settembre 2010 • Categoria: Spionaggio

La Convenzione dell'Aia definisce le condizioni che devono verificarsi perché un dato individuo possa essere riconosciuto come spia e stabilisce che esso, anche se colto in flagrante, non può essere condannato senza regolare processo. La gran parte dello spionaggio tra Stati condotto sul campo è affidato a funzionari distaccati in un'ambasciata e nominalmente inseriti nell'organigramma dell'ambasciata stessa nei ruoli più diversi. In questo modo essi possono beneficiare dello status diplomatico se, nel corso dello svolgimento di attività illegali, dovessero essere colti in flagrante. Di questi, alcuni sono agenti dichiarati, cioè non fanno nulla per nascondere il loro vero compito. Gli agenti del contro-spionaggio avversari lo sanno bene e lo accettano sebbene tutti fingano di ignorarlo fino a che non si commette un passo falso. In ogni caso qualcuno degli agenti operanti in territorio ostile cercherà di celare la sua reale identità fingendo di occuparsi di altro (rappresentante del commercio, della cultura, addetto stampa...), in questo modo, finché non sono individuati, possono avere maggiore libertà di movimento per contattare informatori o altro rinunciando, però, alla protezione offerta dal passaporto diplomatico.

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